
Ansia, depressione e rabbia, sono tre condizioni emotive scomode da gestire, che spesso intimoriscono chi ne fa esperienza. Eppure, queste forti emozioni, hanno sempre una funzione, non arrivano a caso come l’esito di un lancio di dadi.
Per questo è importante, per chi le vive spesso, e per chi ne è dominato, imparare a capire la loro funzione. Quando l’ansia, la depressione e la rabbia, sono vissuti in quantità “normali” ed in relazione ad eventi specifici, che hanno un inizio ed una fine, svolgono una funzione adattiva, ossia, utile per risolvere quella specifica situazione. Facciamo alcuni esempi: l’ansia che si prova a ridosso di un esame, la depressione che si prova alla morte di una persona cara, la rabbia che si prova quando il vicino di casa usa il trapano alle sette di mattina la domenica.
Per chi invece, l’ansia, la depressione e la rabbia, sono costanti ed incoerenti rispetto al contesto, vuol dire che è avvenuta la trasformazione in “sintomo”, ossia in “segnale”. In altre parole c’è qualcosa che sta avvenendo in una zona emotiva più profonda che è stata ignorata e da cui comincia la trasformazione in sintomo poiché nulla può essere strappato via e nascosto in termini psichici, senza che ciò si ripresenti in altra forma. Queste modalità, che da emozioni diventano comportamenti spesso sintomatici, sono stati appresi all’interno della propria famiglia durante la formazione del legame di attaccamento. Sono “insegnamenti” che, seppur disfunzionali, vengono recepiti come necessari per la sopravvivenza perché fanno parte del pacchetto di istruzioni per la vita che viene fornito da chi garantisce o dovrebbe, la protezione e le cure fisiche e affettive a lungo termine, necessarie per diventare adulti.
Così come il mal di denti è un dolore che segnala che c’è qualcosa di più profondo su cui il dentista dovrà indagare, i comportamenti sintomatici, come ansia, depressione e rabbia, indicano che c’è qualcosa di inesplorato, della quale la perso ne è ignara, pur appartenendo, questo contenuto, a sé stesso. I sintomi informano che sta avvenendo uno smisurato tentativo di adattamento e non che qualche cosa non sta lavorando bene o che si è spezzato.
In un percorso psicologico, si mettono in correlazione le storie familiari con il modo in cui la persona pensa, percepisce, interpreta sé stesso ed il mondo rimandando alla funzione che i sintomi svolgono. Non possiamo negare l’importanza che rivestono i genitori nello sviluppo del benessere del loro figlio; sono loro a trasmettere le “lezioni” per riconoscere il pericolo oppure la sicurezza. Ansia, depressione e rabbia sono i sentimenti che accompagnano la sensazione di una minaccia: se i genitori hanno trasmesso ai propri figli delle lezioni disadattive rispetto a quando sentirsi al sicuro oppure minacciati, questi tre affetti diventeranno un sintomo. La capacità di riconoscere un ambiente pericoloso da uno minaccioso, può sembrare banale, ma non lo è affatto: oggi non dobbiamo più temere bestie feroci o predatori, nella lontana epoca preistorica, dove hanno iniziato a formarsi i comportamenti d’attaccamento, ormai innati, i pericoli erano chiari, il clan e le figure d’attaccamento erano la salvezza, mentre fuori c’erano tanti pericoli. Attraverso i nostri articoli vi spiegheremo in che modo oggi l’apprendimento disfunzionale nelle relazioni d’attaccamento rende tante persone infelici.
25 maggio 2020
Dott.ssa Paola Fraschetti e Dott.ssa Paola Petrelli
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