
L’età di accesso a smartphone e Tablet, è diminuita e non è raro, purtroppo, vedere bambini molto piccoli ipnotizzati dalle immagini che corrono sul piccolo schermo.
Permettere ai bambini di utilizzare liberamente questi strumenti, sembrerebbe un gesto innocuo, mentre può contribuire, insieme ad altri fattori, allo sviluppo di un comportamento di dipendenza. Le ragioni che innescano un comportamento di dipendenza sono molteplici e complesse, non tutti i bambini li sviluppano, tuttavia, l’età dei comportamenti dipendenti si è, purtroppo, abbassata. Con maggiore frequenza accogliamo nel nostro studio, bambini che dipendono dai videogiochi e dai social, gioco online, shopping e siti pornografici. I videogiochi sono attraenti ed offrono un senso di appartenenza e di autostima in un momento in cui il bambino cerca l’appagamento ai suoi bisogni di autoaffermazione. In realtà, si tratta di un falso senso di appartenenza basato su elementi superficiali che riguardano il mondo della prestazione: vincere o perdere, accumulare punteggi o soldi, sopravvivere o morire virtualmente. L’altra faccia della medaglia è una profonda solitudine ed una deriva emotiva determinata dall’incapacità acquisita a trattenere l’emozione pura connessa alle esperienze reali. Questo accade perché i nostri bambini e ragazzi diventano incapaci di regolare e gestire le emozioni e finiscono per dissociarle e spostarsi con atteggiamento dipendente verso un mondo comodo che non prevede un confronto diretto ne con il gruppo dei coetanei ne con la famiglia.
I videogiochi sono eccitanti e spericolati, ma senza conseguenze reali: un avatar, mosso dai comandi remoti, può compiere gesta spettacolari mentre il vero autore rimane comodamente seduto sul divano. L’esperienza vissuta attraverso il videogioco è globale, emozionante e potente e produce vere e proprie attivazioni fisiologiche (fisiologico significa normale, forse dovremmo dire alterazioni della fisiologia…) nel giocatore, infatti, attraverso il nervo ottico stimola alcune aree cerebrali, come il sistema limbico (che riguarda le emozioni) ed il sistema della gratificazione ad esso collegato. Avete mai osservato un bambino mentre “videogioca”? L’esperienza è di totale empatia emotiva, l’immedesimazione nel personaggio virtuale o avatar è totale, si agita realmente, si arrabbia, può dire parolacce ed imprecare, si accelera il battito cardiaco e così via. L’avatar diventa un vero e proprio alter ego, un ampliamento delle proprie capacità di azione e di comunicare agli antagonisti le proprie capacità. L’avatar diventa l’espressione della propria identità e su di lui si concentrano i propri desideri di valore, efficienza, appartenenza. Il videogioco diventa una fuga fantastica e non una reale educazione psicofisica in un momento dell’età evolutiva in cui il bambino, in questa particolare età della vita, attraverso le relazioni, il gioco, il movimento, l’esplorazione, dovrebbe imparare a fare i conti con le emozioni, con i successi, i fallimenti, con i bisogni e con i desideri. Le esperienze nel mondo reale comportano rischi, frustrazioni, fallimenti e successi, tutti elementi necessari allo sviluppo psicofisico sano del bambino.
Il mondo virtuale non ha conseguenze come il mondo reale.
Al contrario, il mondo virtuale non prevede le stesse conseguenze della vita reale, il bambino può illusoriamente sentirsi protetto, con il rischio di avere sempre meno stimoli verso l’esterno. I comportamenti che deve imparare a gestire possono spaventare un bambino e davanti ai propri limiti, spesso emerge il sentimento della vergogna. La vita virtuale è la piattaforma dove possono soddisfare facilmente desideri e bisogni senza mai affrontare la frustrazione e le delusioni che appartengono alla vita reale. Il mondo virtuale, offrendo questa finta sicurezza e questo “falso sé”, l’avatar, conduce immancabilmente ad una mancata educazione della vita alla vita stessa e ad una mancata e sana evoluzione del bambino che deve conoscersi, imparare i propri limiti e soprattutto le proprie risorse, imparare ad essere flessibile rispetto alle richieste interne ed esterne, personali e sociali, imparare a gestire i confini personali, ad ascoltare e regolare le proprie emozioni, a comprendere il contesto in cui vive, a sostenere la delusione e la frustrazione, ma anche il successo con equilibrio. Immergersi nel mondo virtuale rinunciando alla vita reale fa perdere ad un bambino l’opportunità di crescere come adulto sicuro.
DIPENDENZA DA INTERNET: QUALE COMPORTAMENTO POSSONO OSSERVARE I GENITORI?
Come per altre forme di dipendenza, vi sono dei comportamenti osservabili per capire se il proprio figlio è in difficoltà:
- Il figlio/a trascorre molto tempo online, tanto da andare a letto molto tardi oppure saltare i pasti, lo studio, lo sport o le uscite con gli amici.
- Si osserva un progressivo isolamento sociale ed un peggioramento del rendimento scolastico.
- Quando viene negato l’accesso ad internet, mette in atto comportamenti aggressivi, esplosioni di rabbia, ansia o depressione.
- Il bisogno di essere online diventa un pensiero fisso.
- Come in ogni comportamento di dipendenza, il ragazzo/a utilizza bugie per accedere ad internet o per negare di averlo fatto.
Se vi è capitato di notare questi segnali nei vostri figli non aspettate oltre a chiedere un sostegno. Ogni giorno vissuto in preda a questa forma di dipendenza è una perdita immensa per la vita dei bambini che va assolutamente arginata.
Dott.ssa Paola Fraschetti
Dott.ssa Paola Petrelli
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