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DIETA E SENSI DI COLPA

Dieta e sensi di colpa: avete mai provato quel senso di colpa quando non riuscite a dimagrire? Oppure quella sensazione di fragilità e debolezza quando si tratta di cibo? O ancora, quel senso di fallimento quando non si riesce a seguire il regime alimentare prescritto dal proprio specialista?

La frustrante esperienza comune a molti di noi è in parte causata dalle caratteristiche della dieta stessa e in parte collegata a meccanismi psicologici che si attivano quando ci sentiamo privati del cibo che amiamo. Seguire un regime alimentare dietetico può avere conseguenze psicologiche, come irritabilità, ansia, disturbi del sonno, stati d’animo depressivi, frustrazione e sensi di colpa. Tutto ciò è causato dal fallimento nel raggiungimento degli obiettivi prefissati.

I problemi legati al comportamento alimentare coinvolgono aspetti biologici, psicologici e sociali che possono presentare difficoltà non solo dal punto di vista sanitario, ma anche relazionale, psicologica e sociale. Questi problemi non possono essere risolti con una semplice prescrizione dietetica: infatti, il cibo non è solo un nutrimento necessario, ma anche un veicolo di relazioni, significati ed emozioni che non possono essere ridotti ad uno schema alimentare standard.

LEGAME TRA PSICOLOGIA E DIETA

La psicologia non si occupa direttamente dei meccanismi dell’alimentazione come il regime alimentare, il calcolo dei nutrienti ecc.., propri dei nutrizionisti, ma si concentra sui fattori psichici e comportamentali, che rendono difficoltosa l’adesione ad un regime alimentare salutare e necessario. Gli psicoterapeuti intervengono per aiutare coloro che incontrano difficoltà nel riconoscere i Modelli Operativi Interni (MOI) e le dinamiche familiari che hanno facilitato certi comportamenti disfunzionali: inoltre, attraverso l’utilizzo di strumenti per “gestire le emozioni”, si agevola la comprensione dei meccanismi che impediscono alle persone di raggiungere i loro obiettivi.

L’industria delle diete ci fa credere che perdere peso sia semplice. Tuttavia, ci suggeriscono di prendere delle pillole o di mangiare prodotti particolari, il tutto accompagnato da una dieta moderatamente ipocalorica unita ad attività fisica. Nonostante si spendano milioni di euro ogni anno per acquistare prodotti dimagranti, il sovrappeso rimane un problema diffuso.

L’aumento del numero di persone in sovrappeso e obese può essere attribuito al fatto che la dieta, da sola, non riesce a portare modifiche “permanenti” allo stile alimentare del paziente.

Gli esperti del settore alimentare consigliano di tenere a mente quattro elementi chiave per cambiare le proprie abitudini alimentari:

  • Selezionare gli alimenti giusti
  • Acquisire una conoscenza approfondita dei cibi
  • Utilizzare condimenti adeguati e metodi di cottura sani
  • Controllare le porzioni

Da psicologa voglio aggiungere un ulteriore punto cruciale: “Consapevolezza” per cercare di capire cosa ti spinge a mangiare in maniera “emotiva”, anche quando non vuoi, non hai fame, non puoi o non devi per motivi di salute (diabete, celiachia, malattie cardiovascolari, allergie, ecc..).

La relazione che abbiamo con il cibo si sviluppa gradualmente nel tempo. Questa relazione è influenzata da fattori biologici, come la fame e dalle nostre abitudini alimentari acquisite fin dall’infanzia. Inoltre, è condizionata da stimoli ambientali, sociali e familiari, e dalle nostre emozioni. Questa complessità del problema rende difficile risolvere il fenomeno con un’unica soluzione ed è necessario un approccio multidisciplinare per affrontare la diversità di variabili coinvolte. La componente “cibo” non può essere analizzata separatamente rispetto al significato che ha per l’individuo.

Se vuoi approfondire questo argomento, puoi leggere il mio libro “Il peso delle relazioni nel comportamento alimentare” da acquistare sul sito www.edizionieducali.it

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