I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) come anoressia, bulimia e binge eating, drunkoressia, vigoressia, sono fenomeni molto diffusi negli adolescenti e negli adulti, tanto da diventare un allarme sociale.
E’ molto importante che le famiglie siano informate e preparate per accorgersi dei segnali tipici di questi disturbi.
Alcuni genitori sono convinti che anoressia e bulimia siano soprattutto un problema che riguarda la quantità e la qualità della dieta alimentare, ma non è così.
Se un figlio riprende peso non significa che sia uscito da un comportamento alimentare disturbato.
L’atto di mangiare è un fenomeno biologico, psicologico e sociale, particolarmente significativo durante il periodo adolescenziale, condizionato da tre punti fondamentali: la famiglia, il gruppo dei pari e l’aspetto individuale.
Per il neonato, dopo il respirare, il mangiare rappresenta l’esperienza relazionale ed affettiva più importante: il piccolo esplora il mondo e le relazioni con la bocca. La Klein (1969), ci dice che il cibo offerto al bambino sarà investito di significato di buono o cattivo, gradevole o sgradevole, a seconda di come questo verrà offerto al bambino.
Mangiare è un fatto sociale già dalla nascita: tramite l’allattamento ed il modo in cui esso viene effettuato (naturale o artificiale, con fatica, fastidio o con gioia). Nel modo in cui il cibo è offerto e condiviso c’è molto di più del nutrimento fisico, ma avviene un vero e proprio scambio di relazioni, di accettazione e di riconoscimento reciproco.
I nuovi modelli socioculturali inneggiano alla magrezza come espressione di successo personale. Tendono a far vivere le trasformazioni naturali corporee dall’infanzia all’adolescenza, in modo drammatico. Il mercato delle diete restrittive ha trasformato il significato originale di cura di sé del termine dieta, in restrizione di cibo, visto come nemico da sconfiggere, prova di volontà, mortificazione dei propri bisogni, calorie da non ingerire o da consumare ossessivamente attraverso lo sport. Tutto ciò ha allontanato adulti, adolescenti e bambini dalla ricerca di uno sviluppo armonico e rispettoso di sé.
SEGNALI DA RICONOSCERE IN UN DISTURBO DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
L’adolescenza per sua natura è una fase della crescita trasformativa, delicata e complessa. La trasformazione avviene sul piano corporeo, cognitivo ed affettivo.
Questo sconvolgimento naturale può aprire la porta a situazioni critiche pregresse, a livello individuale o familiare, che portano disorientamento e insicurezza.
Nel tentativo di rassicurarsi, per controllare tanti cambiamenti e sentirsi meno vulnerabile ed inadatto, l’adolescente può spostare sul corpo tutto il controllo che sente di non avere nelle altre aree della sua vita. Il controllo ossessivo del corpo, del suo peso, della sua forma, sono un tentativo di trovare una identità personale in persone che hanno un profondo senso di inadeguatezza e di non valore, in persone che non hanno potuto costruire un sé interno solido ed equilibrato.
Quali sono i segnali che i genitori ed i familiari possono riconoscere?
Importante: la perdita di peso repentina ed eccessiva è sicuramente un segnale rilevante, ma non è l’unico, nel caso del comportamento bulimico o binge eating, può non esserci una perdita di peso significativa.
I genitori possono accorgersi di alcuni cambiamenti nel comportamento del figlio o della figlia, che possono segnalare un disturbo alimentare e sono i seguenti:
-Comportamenti particolari ed insoliti a tavola: separare le pietanze, tagliarle in piccoli pezzi e mangiare molto lentamente, nascondere il cibo, buttare il cibo, mangiare di nascosto.
-Velocità ad alzarsi dopo il pasto: seguita da rapida entrata nel bagno dove trascorre molto tempo.
-Uso di diuretici e lassativi: spesso nascosti tra gli oggetti personali dell’adolescente.
-Eccessiva attività fisica: altro comportamento tipico è l’ossessione per l’attività fisica, vissuta non come un piacere, ma come un dovere autoimposto per perdere peso e mantenere un controllo sulla propria forma fisica.
-Ossessione per il proprio aspetto: l’adolescente è ossessionata dall’aspetto estetico del proprio corpo, si osserva continuamente allo specchio, si pesa, non è mai soddisfatta/o del proprio peso.
-Isolamento: l’adolescente si chiude, diventa assorta e taciturna, selettiva/o con le persone da frequentare, silenziosa/o a tavola.
-Ricerca di perfezione: sia nell’aspetto fisico, sia nelle performance, in genere l’adolescente che soffre di un disturbo alimentare a scuola ha un ottimo rendimento.
-Sbalzi di umore frequenti: umore irritabile, tristezza, episodi di pianto e di rabbia, stanchezza e difficoltà di concentrazione.
-Sintomi corporei: oltre all’evidente dimagrimento, può insorgere l’amenorrea (scomparsa del ciclo mestruale). Nel caso del comportamento bulimico vi sono diversi effetti collaterali sul fisico a lungo andare ed altri più immediati come le cicatrici sulla pelle delle dita delle mani (segno di Russel) dovute all’esposizione agli acidi gastrici durante il vomito auto provocato.
QUAL E’ L’OBIETTIVO DELLA PSICOTERAPIA PER I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE?
Purtroppo, la fragilità ed il senso di inadeguatezza dell’adolescente trovano nel dimagrimento la soluzione al bisogno di perfezione e di accettazione, perciò strategie come diete estreme, uso del vomito, dei lassativi, sono considerati alleati preziosi ed una soluzione ai propri problemi. Per questi motivi l’adolescente può essere restio/a ad iniziare un percorso di psicoterapia.
Diventa primo obiettivo della psicoterapia aiutare il/la paziente ad accettare la terapia, il secondo di favorire la consapevolezza del proprio disturbo e il terzo promuovere nell’adolescente la costruzione di un sé più solido centrato sul saper essere e non sull’apparire o sul fare.
L’equipe multidisciplinare consentirà di lavorare in sinergia per garantire all’adolescente ed alla sua famiglia il miglior sostegno: una corretta e attenta valutazione diagnostica, in grado di escludere la causa del disturbo a patologie organiche e di accertare l’origine psichica del disturbo
La terapia familiare è molto importante perché aiuta tutti i componenti a comprendere come il sistema può migliorare ed i genitori a diventare co-terapeuti per i propri figli, come suggeriscono anche le linee guida dell’American Psychiatric Association (APA, 2012). Un lavoro terapeutico sui disturbi alimentari efficace presume la partecipazione dei genitori e della famiglia, indispensabili alleati del percorso, che ha come principali obiettivi quelli di elaborare e trasformare i pensieri e i vissuti emotivi patologici riguardo a se stessi, al rapporto con il proprio corpo estetico, fortificare l’autostima, trattare i comportamenti sintomatici e ristabilire un corretto comportamento alimentare.
Paola Fraschetti
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