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ESSERE GENITORI OGGI: CAMBIAMENTO DI ABITUDINI E STILI DI VITA

Il passaggio alla genitorialità rappresenta una fase fondamentale nel ciclo di vita individuale, della coppia e del gruppo familiare poiché l’arrivo di un nuovo membro familiare porta a una modifica sostanziale delle dinamiche all’interno della famiglia, sia nucleare che allargata, inaugurando una nuova storia generazionale e l’inizio di un nuovo impegno, non uno qualsiasi, ma tra i più importanti: far crescere un nuovo essere umano amato e sicuro di sé, compito particolarmente arduo da svolgere  se i genitori stessi non si sentono amabili, non sanno amare e sono insicuri.

Anche per questo, probabilmente, la genitorialità è considerata tra le professioni più impegnative e al contempo più affascinanti del mondo. In un’epoca caratterizzata da valori liquidi, ruoli incerti, genitori “adolescentizzati” e un diffuso relativismo, questa affermazione risulta ancor più valida. La crescente proliferazione di “scuole per genitori” sembra suggerire la necessità di una riflessione e riformulazione del ruolo genitoriale, di un bisogno di essere guidati.

Il genitore perfetto non esiste, così come non esiste il figlio perfetto, né un manuale che possa definire la perfezione genitoriale. Estendendo il concetto di Winnicott di “madre sufficientemente buona” anche al padre, possiamo pensare ad una coppia genitoriale che accettando l’umana imperfezione, si sforza per correggersi ed evolvere, per sopperire alle carenze affettive e alla propria insicurezza per diventare persone e genitori migliori.

Modelli familiari in continua evoluzione e il loro impatto sui genitori moderni

Negli ultimi tempi i modelli familiari si sono moltiplicati e frammentati, rendendo difficile per i neogenitori trovare un filo conduttore tra le varie prospettive. I ruoli familiari tradizionali, come il padre che dettava le regole e si occupava del sostentamento materiale della famiglia, e la madre dedicata alle faccende domestiche, non esistono più. La figura dei genitori ha subito una rapida evoluzione, così come le abitudini, gli stili di vita e i valori, i ritmi e le regole.

La società è in costante evoluzione e, come afferma Bauman, tale dinamismo la rende “liquida“. In particolare, nei grandi centri urbani, la società spesso non è adatta ai bisogni dei più piccoli e le difficoltà economiche che le nuove famiglie devono affrontare sono complesse e incerte.

Questa nuova realtà rende difficile la realizzazione del progetto genitoriale, poiché mettere al mondo un figlio e poi crescerlo nel modo migliore per farlo diventare un adulto sereno e stabile richiede un grande sforzo sotto più punti di vista: l’aspetto pratico organizzativo ed economico e l’aspetto relazionale, affettivo ed emotivo.

Proprio in questa nuova realtà la tecnologia avanza rapidamente e diventa sempre più difficile da gestire: diventare genitori può risultare sconcertante. In questo scenario si cercano conferme esterne e punti di riferimento per cercare di bilanciare ciò che si dovrebbe fare con ciò che si è effettivamente in grado di fare. Il timore del giudizio degli altri e la ricerca del consenso sono all’ordine del giorno, rischiando di perdere il senso di sé e della propria responsabilità. È fondamentale mantenere un legame stretto con la propria intuizione e con la capacità di valutare le situazioni in modo critico, per non perdere il contatto con il proprio essere nel mondo e trasmettere questi valori ai propri figli. Soprattutto i bambini captano le insicurezze dei genitori, ma anche la loro sicurezza, nonostante le inevitabili altalene emotive.

IL COMPITO EVOLUTIVO NON CAMBIA

Anche se lo stile di vita è cambiato, il compito evolutivo del genitore rimane lo stesso: preparare i propri figli alla vita e favorirne lo sviluppo psicologico attraverso l’amore, la fiducia, il rispetto dell’unicità di quella piccola persona che è arrivata a scaldare il nostro cuore.

La relazione tra genitori e figli si basa su un legame che si sviluppa dalla nascita e nel tempo. Questo legame è formato da momenti di intimità, esempi da seguire, somiglianze che emergono, ascolto e sostegno reciproco, contenimento e soprattutto fiducia nell’altro, che costituisce la base della relazione.

In sintesi, il rapporto tra genitori e figli si fonda su punti di riferimento stabili che crescono insieme alla relazione.

LA RELAZIONE TRA GENITORI E FIGLI PARTE DA PUNTI DI RIFERIMENTO SALDI.

La relazione tra genitori e figli si basa sulla comunicazione, verbale e non verbale, che si sviluppa nel tempo e che può essere influenzata dalla vicinanza o distanza, dagli esempi di vita e dalle corrispondenze. La fiducia o la sfiducia nei confronti dell’altro sono elementi che caratterizzano la relazione e possono influenzare l’attaccamento di base.

Oggi purtroppo i genitori sono coinvolti in molte attività e riescono a dedicare ai figli poco tempo, principalmente la sera tardi, nei fine settimana o durante le vacanze.

Tuttavia, pur essendo poco, il tempo dedicato ai figli è importante se utilizzato in modo efficace e che sia di qualità. La cena, che dovrebbe rappresentare il momento di aggregazione familiare più importante, spesso però, si preferisce guardare la televisione, mentre i figli rimangono ai margini, impegnati nei videogiochi o sui tablet. Invece, la comunicazione tra genitori e figli è di vitale importanza! Parlare nei momenti positivi di argomenti che non riguardino soltanto la scuola o i problemi quotidiani, accettare i figli per ciò che sono, indipendentemente dai loro errori, rappresenta la base per creare un rapporto di fiducia che rende i limiti e le regole più accettabili per i figli.

Molto spesso accade che i genitori non si accorgono di non ascoltare i figli, di non lasciare loro abbastanza spazio per parlare, preferendo rispondere con giudizi e sentenze affrettate. Questa mancanza di comprensione e di dialogo può spingere i ragazzi ad allontanarsi, a perdere la fiducia.

Vediamo insieme alcuni comportamenti disfunzionali che condizionano la relazione genitori/ figli:

Il comportamento iperprotettivo: i genitori tendono a sostituirsi regolarmente ai figli, non gli danno fiducia, non gli consentono di sperimentare, di sbagliare e di vivere la frustrazione, in cui il controllo dei genitori sui figli avviene tramite i sensi di colpa nel mostrare il sacrificio che viene fatto per loro. Questi genitori considerano i figli troppo deboli, ma in realtà sono proprio loro a rendere fragili e dipendenti i figli.

Il comportamento autoritario: i genitori esercitano il compito educativo imponendo regole potere in modo rigido e punitivo sui figli.

Il comportamento imprevedibile ambivalente: i genitori passano costantemente da un comportamento affettivo e da un modello educativo all’altro, in modo imprevedibile, facendo sentire il figlio insicuro, confuso e sbagliato.

Il comportamento formale: i genitori sono tesi ai risultati, al giudizio delle persone, a fare bella figura, ad essere bravi genitori, dove i figli non possono esprimersi perché devono rientrare in uno schema formale di efficienza ed efficacia per non deludere i genitori e per farli sentire bravi.

Il comportamento lassista: i genitori sono estremamente permissivi, fanno gli amici dei figli, senza avere alcuna autorevolezza e autorità in cui spesso i ruoli si invertono e non è più chiaro chi è il figlio e chi il genitore.

Il comportamento di delega del ruolo genitoriale ad altre figure provoca nel figlio un senso di abbandono e di poco valore di sé e nei genitori un sentirsi poco importanti e soli. 

La comunicazione emotiva all’interno del nucleo familiare è altamente percepita dai bambini: ciò spiega la loro estrema sensibilità verso i conflitti silenziosi tra i genitori, così come verso l’armonia profonda. Questo è confermato dalle numerose ricerche sull’attaccamento, che dimostrano come fin dalla più tenera età, i neonati sentono la relazione con la madre o con il caregiver. L’interazione emotiva e relazionale è precoce, avviene a un livello percettivo sottile e pre-simbolico, attraverso il linguaggio non verbale: il contatto, gli sguardi, i sorrisi, la tensione, la rigidità, la morbidezza, il tono di voce, ecc.. A seconda delle risposte del caregiver principale, i bambini possono sviluppare uno stile di attaccamento sicuro, ambivalente, evitante o disorganizzato.

L’importanza dell’Attaccamento di Base Sicura per lo sviluppo infantile e per la costruzione delle Relazioni Positive

Bowlby ha studiato i meccanismi che si attivano all’interno della relazione di attaccamento e ha identificato diversi tipi di attaccamento come sicuri o insicuri. Ha scoperto qual è il comportamento più appropriato per fornire ai bambini un attaccamento di base sicuro.

Numerose ricerche hanno dimostrato che la qualità del legame di attaccamento ha un impatto significativo sul futuro sviluppo del bambino, influenzando le sue capacità cognitive ed emotive, la sua salute mentale e la capacità di costruire relazioni sane. La relazione tra genitori e figli gioca un ruolo fondamentale nel sano sviluppo dei piccoli, poiché la loro dipendenza fisica e psicologica dalle figure di accudimento influenza notevolmente il loro sviluppo socio-emotivo. Pertanto, è importante che le modalità di interazione tra genitori e figli siano appropriate e positive.

Un esempio di comportamento Sicuro ce lo offre Maria Montessori, un’educatrice italiana, che ha sottolineato l’importanza di un’educazione attiva e fiduciosa verso il bambino, non svalutante e non critica. Ha affermato che, imboccare il bambino senza aiutarlo ad imparare a tenere il cucchiaio, non significa educarlo, ma trattarlo come un oggetto inanimato. Insegnare a mangiare, a lavarsi e a vestirsi richiede molto più sforzo che farlo al suo posto. Il metodo educativo montessoriano si concentra su come creare un ambiente che dia fiducia al bambino. Ciò significa non impedirgli di fare qualcosa solo perché è troppo piccolo, ma piuttosto coinvolgerlo in attività semplici come mangiare da solo, lavarsi le mani e i denti e mettere il pane sulla tavola. Quando i bambini si sentono inclusi nelle attività quotidiane, si sentono appagati e soddisfatti, imparano il valore delle regole e dei ritmi, aumentando la loro autostima e fiducia in sé stessi. In questo modo lo si aiuta a crescere con una Base Sicura.

“Non si tratta di “viziare” il bambino, ma di essere sintonizzati sui veri bisogni del bambino: caldo affetto, sicurezza, fiducia, rispetto per la sua essenza. L’adulto sintonizzato è il giardiniere che pianta nel bambino i “semi della sicurezza” che cresceranno rivolti verso sé stesso e verso la propria figura di attaccamento, verso il proprio sole interno dal quale saranno sempre scaldati. Sono i semi dell’autostima e della stima nel mondo. Sono semi che germoglieranno e poi fioriranno e si espanderanno con fiducia verso sé stesso, verso gli altri ed il mondo che il bimbo, poi adulto, sarà in grado di percepire con equilibrio, senza ingenuità, come luogo sicuro di possibilità, dove sarà in grado di muoversi e di aprirsi al nuovo con vera e profonda autonomia.” (dal mio libro “Il peso delle relazioni nel comportamento alimentare” Ed. Ducale)

Purtroppo, se siamo genitori con un attaccamento insicuro ansioso, sarà difficile non trasmettere a nostro/a figlio/a il nostro comportamento evitante, ambivalente o peggio ancora, disorganizzato.

Ma non bisogna perdere le speranze, perché anche se non abbiamo ricevuto dai nostri genitori una base sicura per noi stessi e da offrire a nostro/a figlio/a, un percorso di psicoterapia adeguato può aiutarci a guadagnarla. Ciò che noi siamo lo trasmettiamo ai nostri figli, come un’eredità, che imparano da noi come affrontare la vita e quale considerazione avere di sé stessi.

Ricordiamo che i figli seguono osservano i genitori come gli scienziati osservano gli elementi che studiano con il microscopio, essi seguono l’esempio che viene loro dato: è un comportamento innato imitare i genitori, gli insegnanti più importanti della vita e per la vita.

Di seguito descrivo alcuni suggerimenti per aiutarvi a comprendere un comportamento che aiuta a costruire nei figli una base sicura:

I confini: è fondamentale stabilire confini chiari per la crescita dei figli. Le regole, i ritmi, i “NO” permettono di circoscrivere i confini psicologici dei figli e svolgono un importante ruolo regolatore interno, perché grazie alle limitazioni, il bambino impara a contenere il proprio comportamento, a  sviluppare un senso interno di sicurezza e fiducia. È importante condividere queste regole con delle spiegazioni perché i bambini e gli adolescenti sono molto più propensi a rispettarle quando ne comprendono il significato. Le regole non devono essere “negoziate”, per alcune possono esserci eccezioni motivate, ma le regole sono importanti perché tali e devono essere comprese, accettate ed applicate, altrimenti perdono la loro funzione educatrice.

La coerenza:  siate coerenti, perché la vostra coerenza rende validi gli insegnamenti e le regole che darete ai vostri figli. Predicare bene e razzolare male fa decadere ogni credibilità,: vostro figlio non perderà occasione per farvi notare che voi fumate, ma dite a loro di non fumare oppure che dite loro di non stare sempre al cellulare, ma voi non fate altro che seguire i social e mandare messaggi. Inoltre, le conseguenze alla regola infranta devono essere sempre coerenti, altrimenti si rischia di creare confusione e di perdere credibilità.

Dott.ssa Paola Fraschetti Psicologa Psicoterapeuta

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BIBLIOGRAFIA

Ainsworth, M.D. et al. (1978). Patterns of attachment: A psychological study of the Strange Situation.Hillsdale, NJ: Lawrence Erlbaum.

Andolfi M., Angelo C. (1987), Tempo e mito nella psicologia familiare, Bollato Boringhieri, Torino.

Bauman Z. “Modernità liquida” Editori Laterza, 2012

Bowen M. (19799. Dalla famiglia all’individuo, Casa Editrice Astrolabio.

Bowlby “Modelli operativi interni” MOI, 1984

Bowlby, J. (1969-1980). Attachment and loss: vol. 1 Attachment. New York. Basic Books. Trad. it. (1972-1983) Attaccamento e perdita. Vol. I-II-III Torino: Boringhieri

Bowlby, J. (1982). Costruzione e rottura dei legami affettivi, Raffaello Cortina

Fraschetti P. “Il peso delle relazioni nel comportamento alimentare” Contemporary Books Ed. Ducale, 2023

M. Montessori “Come educare il potenziale umano” 1982

M. Montessori “Dall’infanzia all’adolescenza” 1994

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