Un periodo molto sensibile per lo sviluppo della dipendenza patologica è l’adolescenza, in cui il ragazzo o la ragazza attraversano il conflitto tra il desiderio di restare accoccolati nel nido familiare e la spinta evolutiva verso l’autonomia dell’adulto.
L’identità dell’adolescente da un lato è molto fragile perché si costruisce mediante tentativi di differenziazione dalla famiglia. Dall’altro è cruciale per i genitori che devono agevolare e favorire questi processi, lasciando andare in modo equilibrato, le briglie del figlio o della figlia affinché possa consolidare l’indipendenza psicologica per affrontare la vita.
Quando finisce l’adolescenza?
Oggi l’adolescenza può protrarsi fino ai trent’anni, perché sono cambiati gli stili di vita e i rapporti sociali. La famiglia forma i figli attraverso i rapporti interpersonali che creano le condizioni di sicurezza e insicurezza interna. Poi ci sono il gruppo degli amici ed i social, le esperienze di indipendenza dove l’adolescente sperimenta se stesso e il proprio valore sociale. L’adolescente attraverso gli altri si misura, sentendosi competente oppure incompetente e “sfigato”.
La mancata elaborazione delle emozioni
Gruppo e social incidono potentemente in questa fase della vita ed incontrano l’immagine incerta che l’adolescente ha di sé. Nel nostro studio, ciò che riscontriamo, nei colloqui con i genitori degli adolescenti e dei bambini, è una mancata capacità di comprensione e di elaborazione delle emozioni. In poche parole, manca la competenza emotiva. Il nostro lavoro di supporto, alle famiglie in difficoltà, è proprio quello di aiutarle a scoprire come si pensano e come si parlano per migliorare. La mancanza di elaborazione e di espressione degli stati emotivi, infatti, contribuisce a minare la sicurezza interna dei bambini e degli adolescenti.
I fattori che facilitano il comportamento dipendente sono molteplici. L’ambiente sociale, (che attraverso internet è sempre più “liquido” e presente) invade e condiziona in maniera importante l’opinione che i giovani hanno di sé stessi e degli altri. Soprattutto quando esiste la difficoltà a comprendere e regolare le proprie emozioni, componente fondamentale nella dinamica della dipendenza.
Dipendenza o abitudine?
Parliamo di abitudine quando la persona riesce ad integrare il suo oggetto del desiderio (sostanze, alcool, sesso, cibo, shopping, gioco d’azzardo, internet, ecc…), con la realtà, subordinandolo alle esigenze reali, riuscendo a rimandarlo e facendo uso in modo saltuario.
Parliamo di dipendenza vera e propria, quando l’oggetto del desiderio, diventa centrale nei pensieri e nell’organizzazione della vita di una persona, che viene completamente stravolta nella motivazione, negli obiettivi, nei valori. La dipendenza diventa l’abitudine, la norma, la quotidianità, il coinvolgimento è totale e continuo, si alza il limite di tolleranza, si innescano meccanismi di astinenza quando non c’è l’oggetto dal quale si dipende, vi sono sforzi reiterati e continui tenere a bada la propria dipendenza, l’abbandono di attività sociali e lavorative e malgrado i problemi continua a fare uso di sostanze oppure, alcool, oppure gioco o shopping, sesso promiscuo senza protezione.